Torniamo su un tema di cui abbiamo parlato parecchie volte: vivere bene!
La componente basica della vita sociale – perchè questa possa svilupparsi – fa perno sulla modalità relazionale fra il sé e gli altri. È questo un tema che coinvolge tutti gli individui, ed “obbliga” tutti gli individui – posto che desiderino ottenere un risultato – ad ottimalizzare i propri due ingredienti: “sostanza” e “metodo”:
- la “sostanza” è ciò che la propria persona è, è la propria individualità, è la propria capacità critica, cioè di capire, e di generare un adeguato percorso progettuale.
- il “metodo” è la capacità di portare se stessi agli altri, attraverso il rispetto formale – quindi è il senso civico -, ricordando che senza la relazionalità positiva non esiste nessuna forma di vita.
Si è sempre dato una sorta di priorità alla crescita di se stessi, quindi alla lievitazione della propria capacità critica: indubbiamente “il sé viene prima degli altri”. Ma in tutte le forme di vita, il tutto nasce solo se c’è una relazione con gli altri, innescata dalla capacità di capirli nel rispetto della loro specificità. Nel caso anche aiutando, nei limiti in cui ci si renda conto che gli altri hanno necessità di aiuti. Sempre in logica positiva: più si tratta bene gli altri, più la relazione è produttiva.
La costruzione di se stessi, la propria individualità, la propria “capacità critica”, come si diceva ha la precedenza su tutto il resto, e ciò è un fatto naturale. La sua costruzione avviene con il decorso di una buona adolescenza aiutata da formazione scolastica almeno fino a 19 anni, cioè con l’ultimazione delle scuole medie superiori. Non è un fatto matematico, ma nella ricerca sociale si constata che chi sviluppa questo percorso ha alta probabilità di definire una propria individualità, ed un buon “senso critico”; quindi definire il “se stesso”.
Per raggiungere un buon “senso civico” bisogna però proseguire la formazione: certamente quella universitaria, ma anche quella professionale. Tanto più si è formati, tanto più ci si rende conto della indispensabilità degli altri. Il ragionamento peraltro vale sia per gli individui, che per le imprese. Ad esempio, se le imprese non capissero gli altri, cioè il mercato, e non entrassero in relazione commerciale, soddisfacendoli, le imprese non avrebbero vita. La relazione è quindi vita anche per loro.
Il perché dell’attuale situazione
Nell’attuale periodo stiamo vivendo in forti logiche contrappositive, caratterizzate anche da una forte centratura su di sé e da un forte populismo.
Fino a 20-25 anni fa questa fenomenologia non esisteva. E ciò perché la grande maggioranza degli italiani era in precedenza totalmente incolta (la grande maggioranza – circa l’80% – aveva interrotto gli studi a 10-13 anni): non esistevano individui, ma masse incolte. Non esisteva spirito critico.
L’attuale situazione, come accennato, si è creata perché le nuove generazioni hanno studiato, ma non a sufficienza: hanno acquisito una parte dell’evoluzione (spirito critico), ma non la parte che li avrebbe equilibrati con saggezza (senso civico).
Quindi è cambiata la cultura acquisita, ma non è stata completata, perché non si è capito il valore del completamento della formazione. I giovani hanno studiato molto di più che in passato, ma non hanno completato, non per colpa loro, ma perchè le famiglie non avevano le risorse. E soprattutto perchè lo Stato non ha capito che l’unica ricchezza futura sono le nuove generazioni, e su di esse bisogna obbligatoriamente investire al massimo: più competenza, più collaboratività, più ricchezza mentale e sociale, più felicità.
Rimedi?
Esistono possibili rimedi? Certamente:
- nel lungo termine: lo Stato che capisce, e che finalmente decide di intervenire per fare completare gli studi, incentivando ed aiutando in vario modo, anche attraverso logiche formative differenti, nel caso più convincenti (più dalla parte dei giovani)
- nel breve termine: le Aziende possono davvero fare molto: una delle attese più importanti è che le Imprese investano sui dipendenti in logiche formative complete, work-life balance, cioè…
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- … che investano per una migliore prospettiva professionale
- … e che siano vicine agli individui anche come consulenti per una migliore vita privata.
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Questo è certamente l’investimento più interessante in assoluto, che aiuta molto ad eliminare le contrapposizioni, e a creare una vita sociale e relazionale più positiva.
Il completamento della formazione: è il vero grande obiettivo
Garantire a tutti la formazione evoluta e completata significa investire totalmente sugli individui. E’ come se si passasse… :
- … da una Società 4.0, dove l’obiettivo dominante è la tecnologia – rivoluzione industriale basata sull’internet of things –
- … ad una Società 5.0, cioè un paradigma focalizzato sulle persone e sul contesto in cui vivono, l’ambiente, sulla qualità della vita e la Sostenibilità, pur con il supporto della tecnologia dell’industria 4.0, a partire da un mutato rapporto tra uomo e robot. Una Società che cerca di bilanciare lo sviluppo economico con la risoluzione dei problemi socio-ambientali, in cui le tecnologie vengono usate non solo per profitto, ma per migliorare la qualità della vita di ogni cittadino; la qualità della vita di ogni individuo, nel rispetto del suo genere, delle sue preferenze, di ogni tipo di “diversità” (Claudia Segre).
Dove anche l’Intelligenza Artificiale sia al servizio degli individui, e non il contrario.
E sviluppa la capacità di comunicare – pensieri, emozioni, stati d’animo – in maniera efficace, rispettosa e mai violenta.
E terminano le contrapposizioni, e la vita diventa vera.
È qui che si gioca anche il nuovo paradigma, quello dell’Impresa 5.0, che è prima di tutto un paradigma culturale. Persone aperte, inclusive, capaci di immaginare, intuire, sentire e non solo pensare. Persone empatiche, capaci di sentire dentro la Vita, e di agire in coerenza con questo.
Tocca a noi, e a ciascuno di noi, insieme occuparcene: è nostra comune responsabilità. Una società umanocentrica, sostenibile e resiliente è quella che sapremo costruire tutti insieme.