Nonostante i molti passi avanti fatti negli ultimi anni, lo sport rimane un fenomeno con una spiccata differenza di genere. Sono infatti pochi gli sport realmente paritari, praticati da uomini e donne allo stesso modo.
In generale, la prevalenza è maschile, e questo è ancor più vero nel calcio, sport con la massima differenza di pratica tra uomini e donne.
Qualcosa sembra cambiare, però, nella pratica femminile: è vero che le calciatrici sono decisamente meno dei loro omologhi maschi, ma non sono – in fondo – così poche: poco meno di una donna su 10, infatti, gioca o ha giocato a calcio.
Certo, c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto a livello giovanile.
Il numero di praticanti diminuisce infatti quando si va a vedere quante bambine giocano a pallone, e lo fa soprattutto per ragioni culturali: solo 1 adulto su 2 ritiene il calcio uno sport adatto alle bambine, numero che si alza decisamente tra gli appartenenti alla Generazione Z.
I motivi di questo pregiudizio sono legati solo in parte alle caratteristiche dello sport (competitività e fisicità su tutte), in buona parte infatti l’opinione è che ad una bambina il calcio non piaccia.
E se questo è spesso vero, il motivo sta anche nella scarsa visibilità del calcio femminile e del poco peso nella nostra cultura. Situazione che recentemente sta però cambiando, grazie ad un maggiore passaggio del calcio femminile in tv e sulla stampa e a diverse iniziative.
È proprio nel merito di una di queste, promossa da Gillette e dalla FIGC (scopri qui l’iniziativa “La passione per il calcio non fa distinzioni”), che Eumetra ha svolto uno studio sulle peculiarità del calcio femminile, giocato e guardato.
E così come per la pratica, anche riguardo al semplice “guardare gli sport”, quelli femminili sono generalmente meno seguiti di quelli maschili. Se confrontato
con altre discipline, come tennis o basket, tuttavia il calcio femminile non soffre troppo il gap, mostrando quindi un buon seguito, composto soprattutto da chi – già appassionato di calcio – cerca qualcosa di più genuino.
Chi lo segue con passione sono in particolare i giovani della Generazione Z, che chiedono a gran voce una maggiore copertura mediatica.
Anche tra chi non lo segue una più efficace comunicazione potrebbe essere utile:
pur riconoscendo un buon equilibrio e la capacità di avvincere ed emozionare quanto quello maschile, il calcio femminile soffre infatti il fatto di essere percepito maggiormente noioso e poco tecnico, pregiudizi che forse possono essere scardinati da un miglior racconto dei punti di forza dello sport.