Siamo in pieno periodo di scadenze fiscali. Il tema del pagamento delle imposte e le questioni ad esso correlate sono da sempre intrise di luoghi comuni. Ma che cosa pensano davvero i cittadini italiani su questi temi?
Per rispondere a questa domanda, Eumetra ha di recente svolto un’indagine a riguardo, intervistando un campione di 800 individui adulti rappresentativi della popolazione italiana per sesso, età e territorio.
Pressione fiscale: tra inconsapevolezza e malessere diffuso
Dallo studio emerge un primo dato forse sorprendente: 1 italiano su 4 (24%) non ha la minima idea di quanto annualmente versa in tasse. In particolare, questa “inconsapevolezza”:
- è piuttosto accentuata tra i più giovani (36% tra i 18-24 enni), notoriamente meno attenti e informati sulle questioni fiscali;
- è particolarmente frequente tra i disoccupati e tra coloro che hanno un titolo di studio basso (circa il 40% non sa quante tasse paga).
D’altro canto, solo una minoranza (1 italiano su 5) sa dire con precisione quante tasse paga (in particolare, tra i laureati), mentre la maggioranza degli italiani (54%) dichiara di saperlo in modo approssimativo.
Nonostante l’“inconsapevolezza” rilevata circa il proprio contributo fiscale, permane il sentiment negativo diffuso in relazione al pagamento delle tasse, che è spesso riportato anche dai media. Il 75% degli italiani ritiene infatti che l’ammontare delle tasse versate sia troppo elevato in relazione ai servizi erogati dallo Stato e dagli enti locali: un malessere diffuso soprattutto al Sud Italia.
È interessante notare che, questa insoddisfazione va diminuendo tra chi dichiara di sapere esattamente quanto paga. A dimostrazione del fatto che su questo tema prevale un atteggiamento di pregiudizio.
In controtendenza rispetto al pensare comune, poco meno di 1 italiano su 5 (19%) ritiene invece che la pressione fiscale nel nostro Paese sia equa. Si tratta, in particolare, di persone con titolo di studio elevato e che conoscono l’ammontare delle tasse versate.
Tasse e luoghi comuni: alcuni miti da sfatare
Nel complesso, ciò che emerge dallo studio è che sul tema delle tasse persistono svariati luoghi comuni (ad esempio, la gente cerca di non pagare le tasse perché i soldi che lo Stato incassa sono spesi male oppure in Italia le tasse le pagano sempre le stesse categorie di cittadini), che rappresentano però il punto di vista di chi appartiene ai contesti socio-economici “più semplici”, legati ad un livello di istruzione più basso. Gli stessi luoghi comuni vengono infatti nella maggior parte dei casi analiticamente smentiti presso le fasce di popolazione più consapevoli e istruite, che manifestano una posizione meno critica verso lo Stato e di maggiore apertura verso gli altri.
Andando quindi oltre al luogo comune ampiamente diffuso relativo all’ammontare troppo elevato delle tasse versate, su molte altre affermazioni le risposte non sono così scontate. Partiamo, ad esempio, dalla giustificazione del mancato pagamento delle tasse in relazione all’incapacità dello Stato di spendere correttamente i soldi incassati: se il 48% si dichiara molto/abbastanza d’accordo con questa argomentazione (con un’accentuazione, 62%, tra chi ha un titolo di studio basso), la restante metà della popolazione non è di questo avviso. Su questa tematica sembra prevalere un certo disinteresse da parte dei cittadini. Un altro esempio: se è vero che 2 intervistati su 3 dicono che alcuni non pagano le tasse perché i controlli sono poco frequenti, 1 su 3 non è d’accordo.
Solidarietà civile, questa sconosciuta
Dallo studio emerge inoltre, ed è forse questo uno dei dati più significativi, un sentimento di scarsa solidarietà civile, almeno all’interno di una parte della popolazione: solo metà degli intervistati, infatti, afferma che è giusto pagare le tasse perché così si aiutano i più deboli, aderendo quindi al concetto della “redistribuzione” (principio sancito negli ordinamenti fiscali). Questo atteggiamento “egoriferito” (inteso come più centrato su di sé e meno sugli altri) è più concentrato tra i segmenti “meno istruiti”. Al contrario, l’adesione al principio della redistribuzione è più elevata tra coloro che hanno maggiore consapevolezza di quanto pagano di tasse.
Appare poi un altro fenomeno interessante: nei piccoli centri e, specialmente nel meridione, gli intervistati sono relativamente più d’accordo sul fatto che, “alcuni cittadini sono costretti ad evadere le tasse per mantenere la propria attività e il proprio stile di vita”. Emerge quindi un atteggiamento di maggiore giustificazione dell’evasione delle tasse, che può essere indice di una sorta di “egoismo” o maggiore attenzione su se stessi e a ciò che è loro più vicino, anche fisicamente (dimensione locale).
Il rapporto degli italiani con le tasse riflette una dinamica che contraddistingue da alcuni anni il tessuto sociale del nostro Paese – commenta Matteo Lucchi, Amministratore delegato Eumetra. – Esiste un segmento della popolazione più istruito ed economicamente abbiente che si dimostra attento alle questioni sociali: è molto coinvolto dai temi della sostenibilità – non solo ambientale, ma anche economica e sociale – e dimostra una grande apertura verso il prossimo e il futuro del Paese. Vi è poi un gruppo crescente di persone che si trovano in una posizione meno centrale dal punto di vista socio-economico: questa condizione genera in loro un senso di insoddisfazione da cui deriva una maggiore centratura su se stessi e che sfocia in atteggiamenti di disinteresse (verso il prossimo, la sostenibilità, il futuro) e talvolta di protesta.
In conclusione, emerge un quadro composito. A fronte di una maggioranza che aderisce ai luoghi comuni sulle tasse – e spesso li utilizza come giustificazione per evaderle – vi è comunque una quota significativa, e forse inaspettata: circa il 20% dei cittadini italiani si ritiene relativamente soddisfatto.