Dopo l’ottimismo dell’autunno 2021, gli italiani tornano pessimisti sul futuro economico del Paese e, complice il calo della capacità di risparmio, sono disposti in misura crescente a preferire il rendimento alla sostenibilità. L’ultima edizione (ottobre 2022) del consueto Osservatorio semestrale, realizzato per ANIMA Sgr, dipinge un quadro non semplice della situazione del nostro Paese e delle attese degli italiani. La ricerca analizza comportamenti finanziari, abitudini di risparmio e progetti delle famiglie italiane*.

IL SENTIMENT SULL’ITALIA: IL BAROMETRO TORNA AL BRUTTO

Scoppio della guerra, inflazione su livelli che non si vedevano da decenni e svolta restrittiva della BCE, con le relative implicazioni su costo della vita e tassi dei mutui. Sono diversi i fattori che contribuiscono all’aumento del pessimismo sull’economia italiana. La situazione, rispetto a un anno fa, è peggiorata secondo il 71% dei “bancarizzati” e il 66% degli investitori, in aumento da marzo 2022, quando queste percentuali erano rispettivamente del 54% e del 46%. Anche guardando al futuro, però, prevalgono i pessimisti: per il 63% dei bancarizzati e il 56% degli investitori la situazione economica dell’Italia tra un anno sarà peggiore, mentre a marzo 2022 la percentuale di chi avrebbe concordato con tale affermazione era rispettivamente del 48% e del 40%.

RISCHI: LE BOLLETTE SPAVENTANO PIU’ DELLA GUERRA 

Con l’evoluzione del quadro macro globale e il persistere di importanti variabili esogene, la percezione sui rischi considerati più gravi continua a cambiare. In testa ai timori degli intervistati spicca il rischio di un aumento dei costi delle materie prime e quindi delle bollette, che a settembre 2022 preoccupavano il 45% dei bancarizzati e il 43% degli investitori, contro il 31% – per entrambe le categorie – di marzo dello stesso anno. Parallelamente, cala il numero di chi annovera le guerre fra i pericoli maggiori: oggi il 30% dei bancarizzati e il 29% degli investitori ritiene la minaccia bellica una fonte di preoccupazione, in calo rispetto al 53% e al 51% di marzo 2022, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina. Cala ulteriormente, infine, il numero di chi include fra i fattori di rischio più importanti anche le pandemie, oggi preoccupante per il 20% dei bancarizzati (a marzo 2022 il 30%) e il 20% degli investitori (a marzo 2022 il 32%).

Fra gli altri timori più diffusi vi sono la disoccupazione e la recessione economica, che preoccupano il 36% dei bancarizzati (a marzo il 35%) e il 33% degli investitori (a marzo il 28%), il cambiamento climatico, che rappresenta un rischio per il 26% dei bancarizzati e il 25% degli investitori, rispetto al 21% e al 23% dell’ultima rilevazione. La percentuale di chi teme l’inflazione, infine, è in netta crescita e passa dal 24% al 34% per i bancarizzati e dal 25% al 36% per gli investitori

SITUAZIONE FINANZIARIA PERSONALE: CAUTELA MA SENZA PANICO

Come già nell’Osservatorio scorso, il sentiment si fa meno pessimistico se l’analisi si sposta alla propria situazione finanziaria personale. Il 18% dei bancarizzati e il 24% degli investitori giudica ancora che essa sia migliorata rispetto a un anno fa, mentre “solo” 4 bancarizzati e 3,1 investitori su 10 ritengono che vi sia stato un peggioramento, nonostante la percezione sull’economia nazionale sia assai peggiore.

Sul fronte dell’inflazione, rispetto a marzo 2022 la percentuale di chi percepisce un aumento dei prezzi negli ultimi sei mesi, pur molto alta, è leggermente diminuita sia fra i bancarizzati (a 87% a settembre da 89% a marzo) che fra gli investitori (a 85% da 87%). Anche guardando alle attese per il futuro, il numero di chi teme altri rincari è in calo: il 67% dei bancarizzati e degli investitori si aspetta nuovi rincari nel prossimo anno, contro il 71% e il 72% di marzo.

IL CALO DEI RISPARMI INCIDE SUI PROGETTI FUTURI

L’atteggiamento verso il futuro resta improntato alla prudenza. Tale cautela si riflette nella diminuzione dei progetti per l’avvenire e del numero di italiani che ne hanno uno, in calo rispettivamente da 2,7 a 2,5 progetti a testa e da 32 a 31 milioni di persone rispetto a marzo 2022. Fra chi sta facendo piani per il futuro, il 79% cita progetti di consumo e il 62% progetti di risparmio: in entrambi i casi si nota un calo di 4 punti percentuali rispetto all’ultima rilevazione e si registra il valore più basso da ottobre 2020.

Indicativo anche il dato sulla capacità di risparmio, ai minimi da aprile 2020: a settembre 2022, solo il 50% dei bancarizzati e il 68% degli investitori riusciva a risparmiare con costanza parte del proprio reddito.

AUMENTA IL NUMERO DI CHI NON HA SOLDI PER INVESTIRE

In coerenza con i dati sulla contrazione della capacità di risparmio, le preferenze di investimento evidenziano un calo del numero di chi investirebbe in prodotti finanziari (il 51% dei bancarizzati e il 68% degli investitori), una stabilizzazione di chi preferisce gli immobili (il 40% dei bancarizzati e il 41% degli investitori) e un calo di coloro che invece punterebbero sulla liquidità (il 19% dei bancarizzati e il 17% degli investitori). In controtendenza il dato di chi dichiara di non avere soldi da investire, in aumento dal 13% di marzo 2022 al 17% odierno fra i bancarizzati e dal 5% al 7% fra gli investitori.

SOSTENIBILITA’: RITORNA L’ATTENZIONE PER I RENDIMENTI

Le difficoltà della situazione economica attuale si fanno sentire anche in tema di sostenibilità. La percentuale di chi ritiene “per niente” o “poco” importante prendere decisioni di consumo sostenibili, da marzo a settembre 2022 è aumentata dal 14% al 17% fra i bancarizzati e dall’11% al 15% fra gli investitori. Parallelamente, il 62% dei bancarizzati e il 61% degli investitori si dice in qualche misura favorevole a sospendere, seppur temporaneamente, i limiti alle emissioni, se serve a contenere i rincari. Restano tuttavia molti margini per migliorare la conoscenza dei termini della sostenibilità: l’85% dei bancarizzati e il 78% degli investitori non conosce il significato dell’acronimo ESG, mentre il 71% dei bancarizzati e il 63% degli investitori ignora il corretto utilizzo della parola “greenwashing”.

Significativo, infine, il dato relativo all’aumento di chi privilegia il rendimento rispetto alla sostenibilità: se a marzo solo il 26% dei bancarizzati e il 24% degli investitori avrebbero sottoscritto questa affermazione, a settembre queste percentuali erano salite rispettivamente al 38% e al 45%. Tuttavia, ciò non impedisce che almeno della metà del campione esprima interesse verso una consulenza in materia di investimenti sostenibili, di cui vorrebbe beneficiare il 50% dei bancarizzati e il 61% degli investitori.

 

*La rilevazione è stata condotta a settembre su un totale di 1.019 adulti “bancarizzati” (cioè titolari di un conto corrente bancario o libretto bancario/postale), con accesso al web, rappresentativo di circa 35 milioni di persone. In questo campione, il 50%, oltre ad essere “bancarizzato” risulta anche investitore.

 

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