Più fiduciosi nel futuro del Paese e attendisti sulla situazione personale, preoccupati dall’inflazione ma anche pronti a conviverci e più in grado di risparmiare. Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dall’edizione di maggio 2023 dell’Osservatorio* semestrale, realizzato per ANIMA Sgr.

Il sentiment sull’italia: ritorna la fiducia nel paese…

In confronto all’edizione dell’Osservatorio dell’autunno 2022, il sentiment sulla situazione del nostro Paese inverte la rotta. Nonostante la maggioranza di bancarizzati ed investitori ritenga ancora che la situazione dell’Italia sia peggiorata rispetto a un anno fa, questa percentuale cala dal 71% al 55% fra i primi e dal 66% al 50% fra i secondi, segnando un miglioramento che non si registrava dall’autunno del 2021. Un fenomeno analogo si registra anche analizzando le aspettative per il futuro: la percentuale di chi si attende un peggioramento della situazione fra un anno scende di 15 punti fra i bancarizzati e di 12 fra gli investitori. Per contro, nelle due categorie aumenta rispettivamente dal 15% al 24% e dal 21% al 29% la percentuale di chi si attende un miglioramento dello scenario domestico nei prossimi 12 mesi.

…Ed è stabile il giudizio della situazione personale

L’analisi della situazione personale fornisce risposte sostanzialmente stabili rispetto all’ultima edizione dell’Osservatorio. Se fra i bancarizzati si registra un leggero aumento (dal 18% al 20%) di chi giudica migliorata la propria situazione personale rispetto a un anno fa, fra gli investitori questa percentuale è in lieve calo, dal 24% al 22%. Parallelamente, fra i primi decresce dal 40% al 38% il numero di chi rileva un peggioramento, mentre fra i secondi passa dal 31% al 35% il totale di chi giudica deteriorata la propria situazione personale

 

Inflazione e guerra in cima alle preoccupazioni

Fra i rischi citati, restano ai primi posti l’inflazione, citata da quasi 3 intervistati su 10, e, immediatamente dopo, la guerra. Con il superamento della crisi energetica, la preoccupazione per il caro-bollette si ridimensiona, scendendo di ben 15 punti percentuali fra i bancarizzati e di 17 punti fra gli investitori. Fra gli altri timori più comuni ci sono il rischio disoccupazione/recessione, che impensierisce il 28% dei bancarizzati e il 26% degli investitori, in significativo calo rispetto all’ultima rilevazione, e il cambiamento
climatico (24% dei bancarizzati e 23% degli investitori), in leggera diminuzione rispetto a settembre. In aumento è invece la percentuale di chi cita la siccità fra i rischi di medio termine: la scarsità di precipitazioni spaventa il 16% dei bancarizzati e il 15% degli investitori. Mentre le pandemie sono quasi uscite dall’orizzonte: sono una minaccia solo per il 13% dei bancarizzati e degli investitori. Se l’inflazione rimane la preoccupazione numero uno, tuttavia rientrano le previsioni di un aumento ulteriore dei prezzi: poco meno della metà delle persone si aspetta nel prossimo futuro un livello dei prezzi maggiore di quello odierno; erano il 71% dei bancarizzati e il 72% degli investitori dodici mesi fa.

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La capacità di risparmio torna a crescere

Da settembre è aumentato da 31 a 32 milioni il numero di italiani che afferma di avere progetti da sviluppare per i prossimi anni: in un contesto di forte inflazione, cresce la percentuale di chi ha progetti di risparmio, dal 62% al 64%, mentre cala leggermente, dal 79% al 78%, quella di chi annuncia progetti di consumo.
Una nota positiva giunge dal dato relativo agli italiani che riescono a risparmiare con una certa costanza almeno una parte del proprio reddito, in risalita dal 50% al 56% fra i bancarizzati e dal 68% al 72% fra gli investitori: si tratta, per entrambi, della prima crescita dall’autunno del 2021.

Scelte d’investimento: più prodotti finanziari, meno immobili

Gli sviluppi macroeconomici globali incidono anche sulle preferenze di investimento. Se la soluzione più scelta restano i prodotti finanziari, in marginale progresso e prediletti dal 53% dei bancarizzati e dal 71% degli investitori, i rialzi dei tassi e il conseguente rincaro dei mutui si accompagnano a un leggero calo di chi assegna la propria preferenza al mercato immobiliare. A settembre, infatti, avrebbero investito nel mattone il 35% dei bancarizzati e il 34% degli investitori, mentre oggi la percentuale di chi farebbe la stessa scelta cala rispettivamente al 33% e al 32%.

 

Sostenibilità: più attenzione al rendimento

La sostenibilità e il basso impatto socio-ambientale sono un aspetto ormai di primo piano nelle decisioni di consumo, molto o abbastanza importante per l’84% dei bancarizzati e l’86% degli investitori. Quando si passa ad analizzare le prospettive relative agli investimenti, però, la percentuale di chi si dice disposto a privilegiare il rendimento rispetto alla sostenibilità cresce fra i bancarizzati dal 38% di settembre al 42% attuale (dal 45% al 50% fra gli investitori), mentre quella di chi assegna più peso alla sostenibilità cala dal 62% al 58% (dal 55% al 50% fra gli investitori). Questi dati non frenano però l’aumento di chi dichiara di essere “molto o abbastanza” interessato a una consulenza che consenta di realizzare investimenti sostenibili in linea con i propri valori: la percentuale di chi risponde affermativamente passa dal 50% al 55% fra i bancarizzati e dal 61% al 66% fra gli investitori.

*La rilevazione è stata condotta a maggio 2023 su un totale di 1.005 adulti “bancarizzati” (cioè titolari di un conto corrente bancario o libretto bancario/postale), con accesso al web, rappresentativo di circa 35 milioni di persone. In questo campione, il 50%, oltre ad essere “bancarizzato” risulta anche investitore.