Una delle grandi narrazioni circa il lockdown di due anni fa, vede una ritrovata artigianalità domestica nella produzione di pane, focacce, pizze. Ricordiamo tutti articoli come questo: Covid19, scarseggiano lieviti e farine. “Spariscono appena arrivano”

A distanza di due anni la realtà appare più sfaccettata e con una maggiore attenzione per il consumo consapevole. Solo ¼ della popolazione apprezza la comune farina “00” (raffinata) ed emerge una maggiore attenzione alle soluzioni salutistiche: meno farina raffinata, più ricerca di farine alternative, buona penetrazione dei prodotti senza glutine (1/4 della popolazione).

Inutile dire che queste scelte si concentrano di più in certi stili alimentari, cioè determinati segmenti di popolazione definiti dagli atteggiamenti verso l’alimentazione che le ricerche di Eumetra mappano da 6 anni.

 

Come stanno evolvendo i consumi di farine e loro derivati? Quali segmenti di popolazione sono sensibili a determinati messaggi che chiamano in causa la genuinità, la cura del prodotto, l’attenzione alla filiera? Quali invece sono più attenti al rapporto qualità/prezzo?

L’analisi degli stili alimentari risponde a queste domande.

 

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