Venerdì 5 agosto, il team di Eumetra (quasi simultaneamente) premerà la magica sequenza di tasti ALT-F4 (non CTRL-ALT-CANC, chi ha uno spirito un po’ nerd comprenderà la differenza).

Come l’anno scorso (Buona meritata vacanza da e a tutta Eumetra) ne approfittiamo per consigliare qualche piacevole lettura… non professionale. Niente marketing, niente AI, niente management…

È quando ci si riposa a fine percorso che la nostra capacità di pensiero è più acuta. Se avessimo fatto le scuole alte potremmo citare l’Hegel: la consapevolezza arriva come la nottola di Minerva, al calare della sera, ossia quando la realtà ha già compiuto il suo processo di formazione.

Ma essendo più semplici, i nostri testi di riferimento sono meno aulici ma più… divertenti. E quest’anno vogliamo un po’ scherzare con la nostra (bellissima) professione.

Cominciamo con Numero perfetto per l’assassino (2011, Robin editore) del collega (o meglio ex-collega, oggi partner in un’agenzia di Relazioni Pubbliche) Filippo Genzini. Filippo ha lavorato per anni in Nielsen e poi in IRI ed è uomo di molteplici interessi culturali ed un fine scrittore. Uno dei generi in cui si è cimentato è il romanzo giallo con il ciclo del commissario Zarotti.

In Numero Perfetto per l’assassino, l’omicidio che dà il via alla storia è quello del CEO di un colosso (ovviamente di fantasia) Erickson Marketing Research Italia, che viene trovato morto nel suo ufficio di un imponente e moderno palazzo di una Milano di cui molti avevano intuito lo sviluppo urbanistico (siamo nel 2011, il nuovo Palazzo della Regione è un cantiere).

Se mettete insieme il fatto che il romanzo è ambientato in una Milano estiva che si sta spopolando (come nei giorni in cui pubblichiamo questo articolo) e che – se avete un po’ di anni – potreste riconoscere qualche “protagonista”, capite che il Numero Perfetto è una chicca che dovete procurarvi.

Continuiamo con uno dei nostri autori preferiti, Chuck Palahniuk… Sì, quello di Fight Club e di innumerevoli altri capolavori che scavano con ferocia nella contraddizioni della nostra società. Il testo che vi vogliamo consigliare è però Dannazione (2011, titolo originale: Damned).

 

La storia è, come sempre con Palahniuk, assurda ma potenzialmente reale: una ragazzina di 13 anni, sovrappeso, figlia di genitori ricchi, famosi e radical chic, muore e finisce all’inferno che, come spesso accade, è meno brutto e più bizzarro di come lo si dipinga.

E a quale eterna punizione viene condannata?

A lavorare in un CATI center! “E invece con il mio auricolare-telefono, chiedo ad una stupida persona viva di che colore dovrebbero essere dei cotton fioc per intonarsi al meglio con l’arredamento del suo bagno principale. Su una scala da uno a dieci, le chiedo che voto darebbe alle seguenti profumazioni di lucidalabbra: calore di miele… brezza di zafferano… menta oceanica… raggio di limone… …” – Come dice Madison nel romanzo: “Il mio obiettivo non è vendervi chissà che: vi chiedo solo se avete un minuto per un sondaggio…”

Non c’è manager che non abbia letto Dilbert (speriamo che voi non facciate eccezione) che come pochi irride linguaggio, motti e pose delle organizzazioni aziendali e, nello specifico, del marketing. Quindi che lo abbiate letto (il caso di riprenderlo in mano) o meno (è il caso di procurarvene una copia) consigliamo  Il Principio di Dilbert (2003, Garzanti) che in diverse occasioni canzona proprio… il nostro mestiere.

Tentiamo un inciso serio, ma altrettanto godibile: I disoccupati di Marienthal (1986, Edizioni Lavoro – titolo originale:  Marienthal: The Sociography of an Unemployed Community), di Paul Felix Lazarsfeld.

Si tratta del primo studio (1933) in cui viene applicata una tecnica moderna di survey quantitativa e Lazarsfeld è quindi uno dei padri nobili della nostra professione. Il testo racconta di un piccolo centro in Austria, sorto attorno ad una fabbrica che improvvisamente chiude nel 1930.  E i ricercatori coordinati da Lazersfeld studiano gli effetti della totale disoccupazione. I questionari da compilare per singole ora del giorno risultavano presto impraticabili per la totale inattività della popolazione maschile. Sono state misurate la velocità dei passi, rallentati, per mancanza di meta. Unico che sulla strada passa veloce è il matto del paese. “Un paese vivace e vitale, che leggeva, discuteva e organizzava molto, è diventato una comunità stanca… monotona, di persone che si sono abituate a possedere di meno, fare di meno, aspettarsi di meno del necessario per la propria esistenza ritenuto prima”.

Un esempio di come con le tecniche del nostro mestiere si possano studiare anche le realtà più complesse, forse più dolorose.

Chiudiamo con un fumetto. La Iena (Dylan Dog, n.42, marzo 1990). Dylan riesce in poche pagine a… violare tutti i codici deontologici del nostro mestiere.

  1. Si finge un intervistatore PAPI (carta e penna) per approcciare una ragazza che deve sorvegliare per l’amico commissario Bloch: “Signorina, Buon giorno! Sono dell’Istituto Demoscopico Statis, e sto conducendo una statistica: voi quante volte fate l’amore, alla settimana?
  2. Al rifiuto della ragazza (per noi: rifiuto d’intervista), insiste più volte e addirittura la ferma per strada nei giorni successivi dichiarandole il suo eterno amore.
  3. Ha una relazione con lei (una relazione con una respondent!)

La domanda finale è fondamentale: “Sono della Statis e sto conducendo un’indagine… lei crede nell’amore a prima vista?”, “Dopo qualche occhiata, sì!” risponde la protagonista ormai innamorata di Dylan.

La morale conclusiva di questa storia è che l’amore dopotutto è una domanda… aperta.

Buone vacanze e buone letture da tutto il team Eumetra!