L’intelligenza artificiale ormai pervade la nostra vita quotidiana: la usiamo anche quando ne siamo inconsapevoli. È infatti presente in molte applicazioni del computer, del cellulare e persino in diversi elettrodomestici messi recentemente in commercio.

Con l’avvento dell’intelligenza generativa e, in particolare, con la diffusione, a partire dalla fine dello scorso anno, di Chat GPT, poi, se ne è parlato dappertutto.
L’intelligenza artificiale e le sue applicazioni sono dunque diventate (quasi) un fenomeno di massa. Tanto che, come emerge da un recente sondaggio di Eumetra, condotto per RedOpen (spin off dell’Università Bicocca di Milano) su un ampio campione rappresentativo degli italiani adulti, praticamente tutti (96%) gli intervistati ne hanno sentito parlare, due su tre (66%) addirittura “spesso”. Come era prevedibile, la notorietà diminuisce al crescere dell’età: ma anche metà degli ultracinquantenni ne ha comunque avuto notizia.
Se però al di là del mero “averne sentito parlare” si domanda al campione se sa anche grossomodo di cosa si tratta, la percentuale di risposte positive diminuisce drasticamente: solo il 10% afferma di sapere “bene” cosa sia l’intelligenza artificiale e come funzioni in realtà e più di uno su tre confessa di non averlo realmente capito.
Insomma, pur essendo sempre più citata dai media e in realtà utilizzata quotidianamente, l’intelligenza artificiale rimane un mistero per molti di noi.
Anche se tanti dicono di averla sperimentata personalmente: addirittura un quarto della popolazione (23%) dichiara di avere comunque provato Chat GPT. E questa percentuale supera il 50% tra i giovani sotto i 24 anni, che hanno impiegato l’applicazione per lavoro o per gli studi o per semplice curiosità. E la metà della popolazione ha comunque adoperato un programma di assistenza vocale basato sull’IA, come ad esempio Alexa.
Con un effetto duplice e contradditorio:

  • Da un verso, di affidamento totale e incondizionato: più dell’80% dichiara di fidarsi delle indicazioni e dei consigli ricevuti dall’intelligenza artificiale e di averli tranquillamente utilizzati per la propria vita e, in certi casi, per le proprie scelte.
  • Dall’altro, però, emergono molte inquietudini. Non tanto (e non solo) per il “potere” che l’IA può più o meno gradatamente assumere nella nostra esistenza, quanto, specialmente, per la propria privacy. Il 62% manifesta allarme per la conoscenza da parte di altri delle proprie abitudini e scelte e una percentuale ancora maggiore (76%) appare più in generale preoccupata per la diffusione – e per l’utilizzo non autorizzato da parte di aziende e individui – dei propri dati personali.
    Si teme anche la permanenza di questi dati nel web: molti (quasi il 70%) auspicano al riguardo che tutte le informazioni relative ai propri comportamenti e ai propri atteggiamenti vengano cancellate dopo un certo numero di anni.

Insomma, l’esplosione dell’intelligenza artificiale costituisce una sorta di rivoluzione, paragonabile a quella dell’introduzione dell’elettricità o di altre analoghe. Solleva fascino ed entusiasmo. Ma anche, come è sempre stato anche in passato, angosce e timori. Che non potranno però prevedibilmente ostacolarne lo sviluppo.

 

Articolo pubblicato su “Il Giornale” del 27 giugno 2023.