Quest’ultimo anno e mezzo è stato per certi versi un laboratorio eccezionale che ci ha consentito di sperimentare in tempi compressi una serie di cambiamenti e di accelerazioni su cui vogliamo portare qualche riflessione.

 

L’obiettivo che ci diamo è quello di verificare come l’evoluzione del concetto di benessere, nella sua alternanza nei decenni di modelli cognitivi e comportamentali, centrati ora su valori materiali ora immateriali, sia giunto in questo momento a ciò che incominciamo a delineare come una sorta di ‘ripiegamento’ che non necessariamente deve essere connotato in modo critico o limitante.

I fenomeni raccolti e soprattutto ascoltati (tanti gruppi, tante osservazioni) in questi mesi focalizzano alcuni mutamenti in ogni aspetto della vita quotidiana: il sentirsi bene e la salute sono diventati un ‘chiodo fisso’, siamo anche meno rilassati e fatichiamo a prendere sonno e a dormire bene; siamo più in casa e lavoriamo a casa ma siamo sempre più occupati, mixiamo tempo privato e professionale, ma ci sembra di avere meno tempo o comunque dobbiamo completamente riorganizzarlo.

Nel nostro ‘nuovo’ mondo domestico, la cucina è spesso il centro e la spesa alimentare sempre più forte sul bilancio familiare (tutti insieme, più spesso a casa, intorno al tavolo…); abbiamo anche in parte cambiato il nostro modo di fare la spesa – abbiamo scoperto nuovi punti vendita, abbiamo valorizzato quelli vicini a casa, abbiamo imparato a fare la spesa online o a farcela portare a casa; in cucina ci siamo scoperti creativi, sperimentatori, innovatori, abbiamo riscoperto gli ingredienti di base, gli aromi e le erbe, la frutta e la verdura. Facciamo sempre più spesso fare a meno del pronto perché cuciniamo noi, ma a volte siamo stanchi di essere sempre ai fornelli  e ci tuffiamo con sollievo nei prodotti ‘salvavita’, quelli ad alto contenuto di servizio.

Anche in virtù di questi fenomeni, leggiamo nel cibo e nella relazione con i prodotti alcuni trend che ormai pensiamo essere consolidati:

  • il food come potenziamento, integrazione e prevenzione (per la salute e le difese immunitarie)
  • la sempre maggiore ricerca di prodotti con vitamine, sali minerali, nutrienti benefici, come i Super-Foods
  • il ritorno alla valorizzazione di sapori e ricette italiane (con minore sperimentazione di cibi nuovi/stranieri/etnici)
  • l’attenzione al Bio, al Km0, alla sostenibilità (nei pack, ma non solo).

Siamo altrettanto convinti che altri trend invece, molto in auge prima della pandemia, siano ora un po’ sottotono: l’innovazione e il nuovo t.c., la snackizzazione il Food-on the go, l’experience a tutti i costi e la personalizzazione.

Queste considerazioni (che sembrano già un po’ stantie, perchè l’estate ci ha fatto tornare alla ‘vecchia normalità’) ci portano a distillare almeno tre aree di conseguenze e riflessi in vista della ‘nuova normalità’.

A. E’ indubbio che stiamo riportando al centro della nostra visione del mondo l’idea di una ‘sottrazione’ (o di un ‘meglio a meno’): lo vediamo nei fenomeni del ritorno alla domesticità (la casa come ‘nuovo’ centro, la preparazione alimentare domestica, la riscoperta di vecchie e nuove ritualità familiari); della deglobalizzazione e nella riscoperta di un bello vicino, cui fa anche da contraltare l’apparente minore voglia di sperimentare il nuovo/lontano/esotico, con anche un minore fascino per ciò che semplicemente costa o per l’innovazione fine a se stessa; della centralità di tutto il pensiero sulla salute (di tutta la salute), con il rafforzamento dei legami tra salute e cibo, tra salute e ambiente, tra salute e clima.

B. .  Questo ha ovvie ripercussioni sul consumer journey dove le nuove routine di acquisto si affermano come “alterazione delle abitudini” e dilemma tra adeguamento e trasgressione (non dimentichiamo infatti che ricerca di cibi/marche premium e corsa al discount sono fenomeni egualmente in crescita):

C. Dalle Aziende del settore alimentare siamo sempre molto sollecitati dalle novità così come dalla presenza quotidiana delle marche, mentre i consumatori chiedono ora più innovazione e azioni sul territorio in logiche di sostenibilità, con attenzione all’ambiente, in primis, ma non solo.

Perché la sostenibilità, oggi, deve essere “funzione” prima ancora che “etica”, deve essere “sistema” di soggetti e di relazioni, perché un ‘cibo buono’ deve far bene a me, agli altri e all’ambiente oltre che essere vantaggioso.

Quindi, in definitiva, ci sentiamo di concludere con qualche riflessione declinata in positivo:

  • la salute è la cosa più importante: lo stare bene porta salute, e per questo possiamo contare su scelte alimentari, di prodotti e di comportamenti orientati alla salute
  • il valore delle relazioni. Vicini o lontani, gli altri devono essere una risorsa: siamo tutti connessi, lo abbiamo capito bene, e… nessuno si salva da solo
  • dobbiamo recuperare tempi e spazi: non necessariamente per fare più cose, ma per realizzare sogni, esperienze, immersioni, anche semplicemente per avere più tempo discrezionale (è cresciuta anche la vendita di libri!).

Tutti temi sui quali torneremo presto attraverso la lettura dei dati della nostra ricerca Benessere disponibili tra poco.