Capita spesso di sentire che le vendite di auto elettriche raggiungano percentuali a due cifre. Sono segnali entusiastici, che raccontano di una rivoluzione che sta prendendo piede. Dobbiamo ricordare però che un conto sono le nuove immatricolazioni ed un altro è il parco circolante, cioè il totale delle vetture presenti sulle strade europee. In quest’ultimo caso, il reale peso dell’elettrico è meno facile da capire. I dati rintracciabili nelle banche dati pubbliche si fermano al 2020, e due anni possono essere tantissimi quando c’è una rivoluzione in corso…
Oggi – secondo l’autorevole rivista italiana Quattroruote, che a sua volta cita dati dell’altrettanto autorevole Schmidt Automotive Research – le auto elettriche in Europa (compresa Uk) sono circa il 2% del totale del parco circolante. A ben vedere, la notizia starebbe quindi nel fatto che le auto tradizionali sono tuttora il 98%, nonostante gli sforzi in campo per la transizione verso l’elettrico, la rilevanza mediatica e la quantità di modelli già disponibili sul mercato. Nel frattempo, le vendite di auto in Europa non stanno certo correndo. Ricapitolando, la quota delle vendite delle vetture elettriche sale in un mercato in cui le vendite complessive rallentano. Nei fatti il parco circolante resta decisamente ancorato ai motori tradizionali e la sensazione è che gli acquisti siano in qualche modo frenati anche dall’incertezza della scelta. Chi deve acquistare un’auto non sa bene su quale motorizzazione orientarsi. E alla fine, spesso, rimanda decidendo di non decidere di cambiare auto.
Di questo passo, il parco circolante rischia paradossalmente di invecchiare ulteriormente. Andare in giro con un’auto d’epoca potrebbe presto non essere più segnale di raffinatezza ed esclusività, quanto piuttosto il frutto di una scelta obbligata, o meglio di una “non scelta” obbligata. Spiacerebbe per quella parte dei cultori del retrò non tanto spinti dalla passione autentica quanto dalla vanità, perché potrebbero vedersi costretti a trovare un modo differente per distinguersi.
Spiace soprattutto per tutti noi che abbiamo visto l’acquisto di un’auto nuova trasformarsi, lentamente ma inesorabilmente, da un piacere ad una complessità. Dalle nostre ricerche di mercato appare sempre più chiaro che acquistare un’auto è diventato molto difficile. È qualcosa di molto simile ad un puzzle in cui manca sempre all’appello qualche tassello.
Non si tratta solo della costante ascesa dei prezzi di listino, all’interno di una situazione economica complessa. E non si tratta solo del rischio di vedere l’auto appena acquistata invecchiare in pochissimo tempo. Sì, perché è certamente un passo avanti se lo stesso modello di auto ibrida plug-in due anni fa consentiva un’autonomia in solo elettrico di 45 chilometri mentre oggi riesce a raggiungere un’autonomia di 85 chilometri, nella stessa identica serie e versione. Però è un passo avanti difficile da spiegare a chi si trova in garage la prima delle due e pensa con preoccupazione a quanto questo lodevole sviluppo inciderà sul valore della propria auto, al momento di rivenderla.
La difficoltà vera è nell’orientarsi in un mercato che si sposta, senza dare punti di riferimento certi. È riuscire a identificare quanto ci sia di attendibile tra i tanti input che riceviamo: benefici per l’ambiente veri o presunti, divieti di circolazione attuali e futuri, percorrenze chilometriche reali o irreali, incentivi disponibili o meno, colonnine di ricarica che ci attendono accoglienti o invece scarse o occupate, che appartengono ad altri circuiti, che hanno un attacco non compatibile etc… La difficoltà è nel trovare la soluzione che corrisponda alle nostre esigenze, cercandola tra le mille combinazioni delle variabili – certe e incerte – che compongono il problema.
Ok, siamo pur sempre nel mezzo di una rivoluzione, ma la situazione è molto confusa e la gente pure.
A tutto questo si aggiunge una contrapposizione di fondo che fomenta ulteriormente l’entropia. Da una parte, c’è la politica che fissa scadenze per il divieto di vendita di automobili ICE (con motore a combustione interna) a dir poco ambiziose, se non semplicemente propagandistiche. Dall’altra, ci sono i costruttori che contestano le regole, ma allo stesso tempo combattono tra di loro una guerra a suon di nuovi modelli, tanto innovativi quanto lontani dagli interessi del pubblico reale.
In mezzo, ci sono le persone normali, che vivono immerse in altre mille questioni. Per loro cambiare il paradigma di relazione con l’auto non è certamente la priorità numero uno. In tutta questa vicenda, sono gli unici che sembrano agire avendo presente il principio di realtà, se non altro quella propria. Pur essendo indispensabili a questa come a tutte le altre rivoluzioni, né la politica né l’offerta si cura di loro. Come se l’individuo non potesse più determinare le proprie scelte e sia Politica che Offerta potessero imporre la loro volontà, senza tema di smentita. In barba a chi credeva che la politica dovesse rappresentare i cittadini e che il cliente fosse il vero Re per le aziende.
Facendo ricerche di mercato, i nostri occhi sono invece da sempre puntati proprio sull’individuo. In questo caso lo sono ancora di più perché, in questa vicenda, è l’attore determinante ma, in qualche modo, trascurato. Dal 2008 osserviamo ciclicamente la domanda di veicoli elettrici. Finora lo abbiamo fatto in Italia e da quest’anno, insieme a 7th Sense Research, passiamo ad osservare un perimetro più vasto, con 10.000 interviste che coprono i cinque principali paesi europei.
Il nostro intento è individuare e descrivere i segmenti di persone che oggi sono più prossimi al veicolo elettrico, quelli che vi si affacceranno nel medio periodo e quelli che invece resisteranno. Per ognuno di loro, troveremo le chiavi di accesso che il marketing potrà sfruttare per ingaggiarli.
Partiremo con il capire se il passaggio ai veicoli elettrici è una decisione che gli automobilisti hanno ormai compreso appieno o piuttosto una questione che ritengono ancora indefinita. Qual è la loro reale opinione sui veicoli elettrici, rispetto ai veicoli tradizionali e alle alternative future, come i veicoli a idrogeno. Quanto influisce l’alto costo dell’energia sulle loro scelte di mobilità. Chiariremo quali sono i criteri di decisione che li spingono verso l’elettrico. Soprattutto intendiamo identificare quali sono le barriere di prodotto e di infrastruttura che li frenano, e quali sono i livelli di sviluppo che occorrerà attendere perché si sblocchino. Approfondiremo come i servizi di finanziamento possano supplire alle difficoltà di acquisto. Dai pionieri che già vanno in elettrico, ci faremo dire come è cambiata la relazione con la mobilità e quanto e se si sentono pronti a diffondere la buona notizia al mondo.
Sappiamo che un tema così difficile come prendere parte o no ad una rivoluzione merita una lente molto ampia. La miriade di forze in gioco genera “nuove risultanti” – aggiornate e in costante divenire – non interpretabili senza disporre delle informazioni di base sull’individuo: i principi, le verità, i valori, gli atteggiamenti, le condizioni reali che finiscono per governarlo, indirizzandone le scelte.
Per questo, ci affideremo alla nostra esperienza nel trovare i tratti fondamentali per descrivere le diverse tipologie di persone. Insomma, faremo tutto quello che serve per decifrare il punto di vista delle persone su questo tema. Daremo al marketing tutti gli strumenti per operare al meglio le proprie scelte in questo contesto complesso.
In fondo, questo è un periodo fantastico. La possibilità di assistere o di partecipare in prima persona ad una trasformazione epocale compensa le complessità assolute che viviamo.
E poi, per citare Jovanotti: “Nel cuore del conflitto con gli occhiali a specchio, è inutile nasconderlo, si sta da Dio”.