ll lockdown ci ha portato ad un uso molto più intenso dei nostri apparati informatici, dal computer allo smartphone. Ci siamo abituati ad usare frequentemente le videochiamate di WhatsApp, a passare ore in call multimediali, in generale, ad utilizzare sempre più lo smart working.

Ma quanto ci sentiamo sicuri nell’impiegare questo strumento? Come giudichiamo la nostra competenza informatica?

Eumetra lo ha chiesto ad un campione di 3.000 italiani, rappresentativo della popolazione adulta con accesso a internet (la rilevazione è stata infatti condotta con metodologia CAWI), in occasione della ricerca multiclient “Benessere e Sostenibilità”.

Ne è emersa una valutazione piuttosto positiva dei cittadini riguardo alla propria competenza informatica. Richiesti di dare un voto da 1 a 10, come a scuola, sulle proprie capacità, la media è risultata più che sufficiente: 7,23. In particolare, solo il 13% ha dato un giudizio negativo alla propria competenza informatica. Un altro 16% la ha giudicata appena sufficiente, mentre la netta maggioranza (71%) si è assegnata un voto dal 7 al 10.

Livello di soddisfazione per la propria competenza informatica

Fonte: Benessere e Sostenibilità

Con alcune differenze significative: gli uomini si percepiscono molto più competenti delle donne, anche se, anche tra queste ultime, i giudizi espressi rimangono positivi. Emerge poi una prevedibile differenziazione per età, nel senso che i giovani – molti sono nativi digitali – si autodefiniscono più competenti. Ma, sorprendentemente, la differenza tra le varie classi di età non è ampia come alcuni si aspetterebbero. Anche tra i più anziani, oltre i 65 anni di età, quasi due su tre (61%) si definiscono soddisfatti della propria competenza informatica: anch’essi hanno imparato ormai a gestirsi bene tra comandi, programmi e applicazioni. Il fenomeno della crescente digitalizzazione delle fasce d’età più avanzate è una diretta conseguenza del nuovo “protagonismo sociale” dei cosiddetti “Baby Boomer”, rilevato anche nell’indagine Eumetra dedicata a questo segmento (leggi qui l’articolo dedicato al nuovo protagonismo dei Boomer).

Più incidente è la differenziazione rispetto all’istruzione: chi possiede un titolo di studio alto appare favorito nel districarsi nel mondo informatico e si autodichiara più competente. L’opposto accade tra i meno istruiti (60% di soddisfatti per la propria competenza informatica), ove però, come si sa, sono più frequenti gli anziani.

Questa auto percezione di competenza è legata anche alla piuttosto larga diffusione degli strumenti informatici: il 95% del campione intervistato possiede uno smartphone e l’83% dichiara di avere a casa un pc portatile.

Alla luce di questi dati, non appare sorprendente che, anche a causa del lockdown, il nostro uso degli apparati informatici e, in generale di Internet, sia piuttosto elevato. Tanto che più di otto italiani su dieci dichiarano di utilizzare la rete “Tutti i giorni molte volte al giorno”. E un altro 11% comunque accede a Internet “tutti i giorni qualche volta al giorno”. Naturalmente, tra i giovani, l’uso è più elevato, ma è sorprendente – e significativo nel mostrarci il carattere attuale della nostra società, tutta dipendente dal networking e dai social media – come tre ultrasessantacinquenni su quattro comunque dichiarino di collegarsi “tutti i giorni molte volte”, per vari motivi, dal lavoro al divertimento. Naturalmente, lo strumento più usato è lo smartphone, che come abbiamo visto, è anche il più diffuso. Molti si collegano col computer e una minoranza usa il tablet.

Data questa sua diffusione, non è sorprendente che il tempo medio passato allo smartphone sia piuttosto elevato: circa due ore e mezza al giorno. Malgrado la loro minore competenza informatica, sono le donne a passare più tempo rispetto ai maschi. E poi, naturalmente, sono i giovani sotto i 25 anni che dichiarano di rimanere attaccati al loro telefonino mediamente tre ore e mezza al giorno. Una quantità di tempo decisamente significativa. Ancora una volta, stupirà qualcuno sapere che anche gli anziani, oltre i 64 anni, rimangono comunque per molto tempo allo smartphone: la media è di un’ora e mezza al giorno.

Ma come trascorriamo tutto questo tempo allo smartphone? Molto è dedicato naturalmente alle telefonate o a WhatsApp, ma molto anche a informarsi e a leggere notizie: lo fa circa il 60% degli italiani. Il sito mediamente più utilizzato, anche per informarsi, è Facebook, che tuttavia è meno gradito ai giovanissimi che, come noto, preferiscono altri social come Instagram.

Ma quanto crediamo a ciò che leggiamo su Internet? Eumetra ha anche chiesto agli italiani il livello di affidabilità percepito sulle informazioni che si trovano in rete. Il dato emerso ci mostra come gli italiani giudichino tutto sommato affidabile quanto trovano in rete, ma abbiano al tempo stesso molti dubbi. Infatti, il voto medio, su una scala da uno a 10, è 6,3. Appena sopra la sufficienza. Ancora, poco meno della metà degli intervistati dà un voto dal 7 al 10, mentre più di uno su quattro esprime un giudizio di insufficienza. Insomma, ci diverte andare su Internet a cercare informazioni e lo facciamo spesso, ma molti di noi sono scettici sui contenuti che troviamo. E ci credono poco.


Sul tema dell’informazione e, in particolare, sul ruolo centrale dei media nella relazione tra persone e brand, Eumetra ha da poco concluso una nuova ricerca “Gli stili di comunicazione e i media nella nuova normalità” (intervistando lo stesso campione coinvolto nella ricerca “Benessere e Sostenibilità”), che analizza come si articola la multimedialità, considerando contemporaneamente tutti i mezzi, sia classici che digitali, e tutte le relative testate, consentendo al contempo di conoscere a fondo le caratteristiche sociologiche e comportamentali e gli stili di comunicazione dei vari target degli esposti alla comunicazione. Obiettivo primario di questa ricerca è aiutare le Aziende ad ottimizzare i contenuti strategici della propria comunicazione e a scegliere i media sui quali conviene pianificare, tenendo conto che l’immagine dei singoli media è in sé comunicazione.

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